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Shanghai (Mai dire Mai) – Intervista con l’autore Michele Soranzo

16/07/2013 - Scritto da SDC 6 commenti

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Shanghai, Mai dire mai

Oggi continuiamo la nostra serie di interviste. In particolare, discutiamo con Michele Soranzo, che abita in Cina dal 2002, cura il sito web Vivi Shanghai e ha appena pubblicato Shanghai (Mai dire Mai), un libro dedicato alla metropoli cinese.

Shanghai – Il libro

Michele, cosa può aspettarsi il lettore da Shanghai (Mai dire Mai)? Si tratta di una guida in stile Lonely Planet o di qualcosa di diverso?

L’ho pensata come una guida per chi non è mai venuto in Cina e ha bisogno di sapere cosa troverà. Non per i viaggiatori, bensì per chi vuole trasferirsi qui. Quindi il costo della vita, come muoversi, attivare una scheda SIM, trovar casa, aprire un conto in banca. Quelle cose che ti aiutano a tornare sul pianeta terra.

Curo Vivi Shanghai dal 2006 e, quasi giornalmente, c’è gente che mi contatta per sapere se si trova il caffè o un tipo di pasta particolare.

Diciamo che si tratta di una guida pensata per cercare di rendere la città un po’ meno estranea, spiegare alla gente come viviamo qui e sfatare qualche luogo comune.

Com’è nato il libro?

Avevo idea di scrivere una guida già da tempo, visto tutte le domande che ricevo sul sito, ma continuavo a rimandare.

Alla fine è successo tutto un po’ per caso. L’anno scorso ho comprato il Kindle e ho iniziato a scaricar dei libri, tra cui “La terza guerra mondiale? La verità sulle banche, Monti e l’euro” scritto da Elido Fazi.

Mi è piaciuto, sono andato a vedere chi era l’autore e ho scoperto che si tratta di un editore e che la casa editrice, Fazi appunto, aveva una collana che chiamata “Le meraviglie,” dedicata a chi vuole vivere all’estero.

Ho notato che al momento avevano solo un libro in catalogo, Strano ma Londra, e l’ho scaricato con l’idea che magari Shanghai potesse interessarli. Me lo son letto e ho detto: “Ok, posso farcela.”

Ho quindi proposto l’idea all’editore, iniziando però a scrivere ancora prima di ricevere una risposta. Fortunatamente ha accettato subito!

Dicono che sia difficile farsi pubblicare in Italia…

Ho avuto fortuna. In molti casi la casa editrice ha già la programmazione avviata. Ti possono dire “Ok, il tuo libro ci interessa però lo pubblichiamo fra tre anni.”

Shanghai – Il lavoro

vivi shanghai

Un consiglio che ti senti di dare a chi è in procinto di trasferirsi a Shanghai dall’Italia.

Di comprare il libro! No dai, scherzo. Suggerisco di documentarsi prima. Oppure fare l’opposto e venire qua senza sapere niente, che non è neanche un’idea sbagliata. Tanti arrivano con troppe aspettative, oppure terrorizzati (di solito quelli spediti qui dalla propria azienda), quasi come se li stessero mandando in un campo di concentramento. Mi contattano sopratutto i secondi.

Anni fa trovare un lavoro in Cina per uno straniero era abbastanza facile. Come è cambiata la situazione nel 2013? Ci sono ancora le opportunità di una volta?

E’ ancora un posto da sfruttare, però si sta standardizzando. Sia per i permessi di lavoro e i visti in generale, sempre più difficili da ottenere, che per l’offerta di lavoro. Prima accoglievano gli stranieri più volentieri, specie chi veniva a svolgere dei lavori specializzati che i locali non potevano fare.

Adesso invece la Cina sta proteggendo sempre di più le proprie posizioni. Inoltre ci sono molti cinesi che negli ultimi dieci anni hanno vissuto all’estero, magari fatto un master, e poi ritornano qui. Quindi c’è più competizione.

Tra l’altro per un azienda prima era naturale aprire una filiale e offrire vari benefit agli stranieri (ad esempio l’asilo pagato per i figli, la casa in affitto, eccetera). Adesso con la crisi le aziende tagliano il personale straniero oppure offrono condizioni di lavoro simili a quelle dei cinesi. Considerando che chi viene dall’estero deve pagarsi la sanità, l’assicurazione e l’affitto perché qui non ha famiglia, ha chiaramente un tenore di vita un po’ più costoso di quello di un cinese.

Tu lavori con tanta gente che esporta in Cina. Quali sono i prodotti del Made in Italy che vanno di più qui in oriente?

Direi sopratutto quello che io non tratto, ovvero il lusso. C’è comunque qualche problema perché i dazi si sono alzati e ci sono competitori che fanno entrare prodotti simili tramite altri canali, come internet.

Secondo me si dovrebbe puntare sulle cose un po’ di tutti i giorni, il vino ad esempio.

Tutti vogliono importare in Cina ma tanti sono ancora fermi all’idea del negozio. Quando invece potrebbero trovare altre strade, ad esempio un grossista in Cina o un portale internet come Taobao o Tmall, una specie di centro commerciale online utilizzato sopratutto da grosse aziende.

Shanghai – La vita

michele soranzo

La zona migliore per abitare a Shanghai?

Beh, se hai già un impiego cerca di abitare vicino al posto di lavoro visto che non ha senso farsi mezz’ora o un’ora schiacciati nella metro. In caso contrario le zone sono sempre quelle: il distretto di Huangpu o Jing An.

Il mercato immobiliare sembra impazzito… tu consiglieresti ancora di comprare casa a Shanghai?

Assolutamente no. Quando sono arrivato io, nel 2002, sì. Perché costavano dai 300 ai 600 Euro al metro quadro. Adesso siamo sulle migliaia di Euro al metro quadro. Nonostante ciò qualche anno fa valeva ancora la pena comprare per fare un investimento e magari rivendere dopo due anni. Ma oggi se vendi l’immobile prima di quattro o cinque anni devi pagare il 20-30% in più.

Inoltre è difficile che, a comprare una casa adesso, i prezzi salgano ancora. O scendono, o precipitano. Compra in Grecia piuttosto!

Abiti a Shanghai dal 2002. In questi dieci anni è cambiato tutto. Quali sono i cambiamenti che hanno avuto più impatto sulla tua vita quotidiana (sia in positivo che in negativo)?

Il cambiamento in positivo, scherzando, potrei dire che è sul vino per via di un’offerta molto più varia rispetto a un decennio fa e con prezzi più distribuiti, anche se sempre cari. Avendo vissuto a Shanghai tra gli anni ’80 e ’90 sono un nostalgico quindi tante cose che sono sparite mi rattristano. Prima era più facile ottenere un visto, trovare lavoro e inserirsi nell’ambiente, inoltre costava tutto meno. Fino a prima delle olimpiadi andavi a chiedere un visto di sei mesi e loro ti proponevano se ne volevi uno di un anno. L’ambiente era diverso, non erano ancora arrivate le Olimpiadi 2008 e l’Expo 2010 che hanno pompato molto sul patriottismo.

Si dice che a Shanghai siano le donne a indossare i pantaloni e gestire il portafoglio. Cosa ne pensi?

Sì, le shanghainesi hanno questa fama, lo dicono anche i cinesi: le tigri di Shanghai. Secondo me la fama è abbastanza meritata. Shanghai poi è una città secondo me molto femminile, almeno Puxi, la città vecchia.

Pudong invece con tutti questi grattacieli a mo’ di erezioni mi sembra molto mascolina. Diciamo che la città sta andando verso il transgender.

Ristorante preferito?

A me piacciono i giapponesi, il Kota ad esempio e tanti altri di cui non ricordo nemmeno il nome ma che hanno un ambiente particolare.

In generale, una cosa che mi piace rispetto all’Italia, è che se vai di sera a mangiar da solo non è uno scandalo. Se invece lo fai in Italia hai il faro puntato su di te, sei una mosca bianca.

A Shanghai ti guardano ma non ti vedono.

Andare o restare?

Cosa ti ha spinto a restare a Shanghai così a lungo?

Un po’ perché avendo studiato cinese, ho sempre voluto vivere in Cina. E poi diciamo che sto bene all’estero, sganciato da certe mentalità.

Un motivo per cui lasceresti Shanghai?

Eh, bella domanda. Forse perché non è facile stare in Cina sul lungo periodo. Se vai in Australia puoi, con gli anni, anche diventare australiano. Ma in Cina? Sarai sempre uno straniero. Quindi alla fine siamo tutti a termine.

Michele, grazie per la bella intervista!

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Archiviato in: Lavorare in Cina, Libri e Film Etichettato con: Libri, Shanghai, Viaggiare in Cina

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