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L’industria del carbone in Cina

21/04/2017 di Giorgia Borza 1 commento

L’industria del carbone in Cina

La Cina ha un suolo particolarmente ricco di risorse minerarie, e specialmente di carbone. La concentrazione principale di miniere di carbone è divisa tra le regioni dello Shanxi e della Mongolia Interna.

La produzione di carbone cinese copre il 40% della produzione mondiale, e quella dello Shanxi rappresenta circa un quarto della produzione nazionale.

Storia ed evoluzione del carbone in Cina

Molte informazioni utili sulla storia del carbone possono essere trovate nel Museo del Carbone di Taiyuan, di cui parlerò più in dettaglio in seguito.

345 milioni di anni fa, cominciò il lungo processo di formazione del carbone: la morte e successiva decomposizione di piante antiche è andata a formare uno spesso strato di humus e torba che è stato poi seppellito in profondità sotto a strati di terra. Temperatura, pressione, e migliaia di anni di storia l’hanno successivamente trasformato in idrogeno, carbone morbido e carbone duro.

La datazione del processo di trasformazione è resa possibile anche grazie al ritrovamento di fossili di foglie e pesci ritrovati tra gli strati di carbone.

La Cina è stato uno dei primi paesi a scoprire il carbone, tra 6.000 e 7.000 anni fa, e inizialmente l’utilizzo primario di questa risorsa era essenzialmente legata al campo artistico, con la creazione di opere d’arte in carbone.

Sarà sotto la dinastia Song (960-1279) che le tecnologie per l’estrazione del carbone diventeranno più sofisticate.

Nel diciottesimo secolo il carbone è diventato il carburante essenziale nel processo dei motori a vapore, favorendo una rapida industrializzazione del paese, attraverso il fiorire di industrie metallurgiche chimiche ed elettriche, alimentate dall’energia derivante dal carbone.

Nel 1881 è stata terminata la costruzione della prima ferrovia cinese, che copriva un percorso di quasi 10 chilometri, e che ha presto assunto lo scopo di trasportare il carbone.

La Cina ha da sempre incentivato e investito nell’industria di carbone, ma quale futuro è riservato a questo settore dell’economia, un tempo tanto florido?

Gli effetti indesiderati del carbone

L’origine dell’inquinamento in Cina è dovuto a fattori diversi, ma da una stima del 2014, si può vedere come il carbone giochi un ruolo importante.

L’allora media annuale delle emissioni di polveri sottili a Pechino deriverebbe infatti principalmente dalla combustione del carbone (26%), seguito poi dai motori dei veicoli (19%), dall’attività ristorativa (11%) e dalle industrie (10%).

Se è vero che attraverso il carbone possiamo ottenere energia utile ed indispensabile alla vita di ogni giorno, è anche necessario essere coscienti dei danni provocati dall’estrazione e dalla combustione di questo materiale.

È forse possibile che, proprio per questo motivo, l’industria del carbone subisca un freno al suo costante sviluppo, a favore dello sviluppo dell’energia rinnovabile e pulita.

Gli effetti nocivi dell’estrazione e lavorazione di questa materia prima sono subiti non solo dall’uomo, ma anche dall’ambiente nel quale vive. Greenpeace lotta da anni per fermare le miniere di carbone, a favore di nuove fonti di energia.

Gli effetti del carbone sulla salute

I colossi del carbone spesso edificano i propri centri di estrazione e lavorazione in zone precedentemente abitate dalla popolazione, che è solitamente costretta a lasciare le proprie residenze. Gli effetti che questi producono sono inoltre incisivi sulla salute dei minatori e quella degli abitanti delle aree circostanti.
Rischi per i minatori

Il progetto di ricerca “A China environmental health project research brief – Coal Mining and Environmental Health in China”, evidenzia le possibili problematiche riscontrate dai lavoratori in miniere di carbone.

Tra i rischi di salute maggiori per questa categoria, spiccano problemi polmonari (tra i quali particolarmente pericolosa, e a volte letale, la pneumoconiosi, spesso causata dall’inalazione delle polveri del carbone), perdita dell’udito, disordini neuro-muscolari e reumatismi.

Oltre ai pericoli sanitari, la sicurezza è un altro enorme rischio per chi lavora nelle miniere, particolarmente grave in Cina: incidenti o crolli nelle miniere possono uccidere i lavoratori che si trovano schiacciati sotto alle macerie (le statistiche per la Cina sono piuttosto tristi al riguardo contando, ad esempio, 900 morti per incidenti in miniere nel solo 2014).

Rischi per le popolazioni residenti nelle vicinanze

Vittime dell’industria del carbone sono anche le popolazioni che si trovano a risiedere nelle zone limitrofe alle miniere ed industrie di carbone: tra le popolazioni che vivono nei dintorni di queste miniere, c’è una media piuttosto alta di persone affette da disturbi cardio-polmonari.

Gli effetti del carbone sull’aria

Gli effetti del carbone sulla salute sono strettamente collegati agli effetti sull’aria.

La principale fonte dell’inquinamento atmosferico è dovuta al processo durante il quale il carbone è bruciato nelle centrali.

Oltre alle enormi quantità di anidride carbonica emesse, un grande problema è anche causato dalle emissioni di monossido di azoto (il quale, oltre ad avere una parte di rilievo nella formazione dello smog, la cui inalazione aumenta il rischio di asma, e altre malattie delle via respiratorie legate ai polmoni, è anche causa del verificarsi di piogge acide, pericolose per l’intero sistema), e di mercurio (i cui effetti sono pericolosi per il sistema nervoso dell’uomo, oltre che per l’ambiente).

Tra le principali cause della formazione di polveri sottili, c’è senza dubbio anche questo processo. Le polveri sottili, quando inalate, possono causare problemi al sistema respiratorio (attacchi di asma o danni ai tessuti dei polmoni) e cardiaco (infarti o attacchi di cuore)

Gli effetti del carbone sull’acqua

Oltre all’aria, le emissioni provocate dal processo di lavorazione del carbone inquinano anche le acque, fatto che si ripercuote evidentemente anche sugli organismi viventi.

Scarsità di acqua

Nelle centrali elettriche a carbone l’energia viene prodotta attraverso la combustione dell’olio combustibile del carbone e dell’aria che, bruciando, scaldano e vaporizzano enormi quantità di acqua.

Il vapore raggiunge le turbine, facendole ruotare a enorme velocità (3000 giri al minuto) e producendo così energia che diventerà poi elettricità (qui puoi trovare spiegato chiaramente il processo di produzione dell’energia elettrica nelle centrali elettriche a carbone).

Il continuo prelievo di acqua necessario al processo di produzione di energia elettrica è quindi il primo problema che il pianeta si trova ad affrontare tra gli impatti che il carbone ha sulle acque, che va a peggiorare il problema della scarsità di acqua.

Un esempio che ne abbiamo sul territorio cinese è dato da un progetto avviato in Mongolia Interna. L’acqua prelevata durante i diversi anni di lavori hanno causato una tale riduzione delle acque locali, da costringere i residenti a emigrare in altre zone.

Accesso al carbone

Il secondo problema riguardante le acque è quello dell’inquinamento. Per accedere alle riserve naturali di carbone, l’uomo deve scavare la terra in profondità, a volte andando a distruggere preziose falde acquifere o corsi d’acqua.

Questo processo indebolisce inoltre il suolo, che è più affetto dall’erosione, e quindi dai rischi che ne derivano.

Residui

Anche a termine del processo di lavorazione, il carbone crea danni di rilievo sull’ambiente, producendo residui di rifiuti solidi costituiti da ceneri e fanghiglia, impossibili da eliminare.

Questi detriti raggiungono solitamente riserve d’acqua, dove si depositano sul fondo o, comunque, ristagnano.

Questi rifiuti solidi, contenendo sostanze tossiche, hanno un forte potere inquinante, tanto da aumentare i rischi di cancro, problemi al cuore o ai polmoni, o difetti congeniti.

Desertificazione

La Cina è patria di enormi quantità di terra desolata, e l’estrazione del carbone contribuisce a distruggere più di 46 mila ettari di terra ogni anno. L’8% del territorio cinese avrebbe infatti subito il processo di desertificazione, e parte della colpa va anche attribuita a ai progetti industriali.

Il problema è evidente specialmente nel nord della Cina, dove la desertificazione si sta espandendo rapidamente.

Gli effetti del carbone sul clima

Qui trovi una panoramica completa degli effetti che sono riportati di seguito.

Riscaldamento globale ed effetto serra

Il processo di produzione di energia elettrica nelle centrali a carbone ha spesso come risultato, tra gli altri, quello di rilasciare emissione che vanno a contribuire al riscaldamento globale, oltre che produrre gas metano, che contribuisce al peggioramento dell’effetto serra.

Chiariamo cosa si intende per riscaldamento globale ed effetto serra.

Il primo si riferisce al cambiamento del clima terrestre iniziato nel XX secolo e tutt’ora in corso, e causato principalmente dalle emissioni nell’atmosfera di gas serra ed altri inquinanti.

Il secondo, strettamente legato al primo, indica la permanenza del calore emanato dai raggi solari che raggiungono il pianeta, nella sua atmosfera. Mediato dall’azione dei gas serra, l’energia termica si accumula nella nostra atmosfera, innalzandone la temperatura.

Soluzioni per limitare i danni legati all’industria del carbone

Come altri paesi, anche la Cina è corsa ai ripari per cercare di limitare i danni causati dall’inquinamento. Tra le varie strategie messe in atto, la più efficace sarà probabilmente l’inserimento della questione all’interno degli obiettivi del tredicesimo piano quinquennale approvato dal governo.

Piano quinquennale

L’idea di fondo della sezione del piano riguardante l’energia, è quella di ridurre i consumi di energia ed emissioni.

Tra gli obiettivi per il 2020 ci sono quello di limitare la percentuale del carbone nel consumo di energia primaria sotto il 58% (i livelli nel 2015 erano del 64%), e di aumentare quella dei combustibili non fossili ad un valore superiore al 15% (12% nel 2015).

Il piano punta anche molto sulle energie rinnovabili. È infatti previsto un aumento dell’utilizzo dell’energia eolica (da 129 GW a più di 210 GW), di quella solare (da 43 GW a più di 110 GW) e di quella idrica (da 320 GW a 380 GW).

Ad aggiunta di ciò, i governi provinciali si sono impegnati a supportare una migliore qualità dell’aria, riducendo l’inquinamento, mentre il governo garantisce supporto al raggiungimento di questo scopo, anche attraverso sanzioni più severe per chi non rispetta le regole stabilite.

Un’altro esempio dei tentativi di pulire l’aria da inquinamento e smog, è quello di aver puntato al sostenimento della produzione di veicoli elettrici non inquinanti:

Nonostante tutti questi obiettivi non siano nuovi, ma già volontà espressa dal governo cinese, e nonostante la sfida sia piuttosto ardua, l’inserimento in un piano quinquennale sembra essere il punto di svolta per il loro raggiungimento.

Energie rinnovabili

Oltre alla volontà già espressa all’interno del tredicesimo piano quinquennale, il governo sta anche promuovendo la ricerca per la scoperta di nuove tecnologie per l’accumulo di energia pulita (attraverso un piano su 15 anni rilasciato nel marzo 2016).

A dimostrazione di voler rendere questi sforzi concreti, nell’aprile 2016 è stato approvato il progetto per la costruzione di un centro di accumulo di energia nella città di Dalian, città già in precedenza attiva nella lotta all’inquinamento.

2017 World Economic Forum (WEF) a Davos

Xi Jinping è stato il primo presidente cinese a partecipare alla WEF, seguito da una importante delegazione.

Durante la WEF del 2017 a Davos, Svizzera, il presidente cinese ha evidenziato la necessità di accogliere una globalizzazione economica.

Ed è all’interno di questo ambito di discussione che ha puntualizzato l’impegno ad affrontare le sfide del mondo moderno attraverso pace, sicurezza, prosperità, apertura ed inclusione, pulizia e bellezza.

Dal discorso del presidente Xi, si evince inoltre che l’obiettivo della Cina è non soltanto quello della decarbonizzazione, ma anche il sostegno delle energie rinnovabili, come quella solare ed eolica, sempre più indispensabili nel mondo moderno.

Il carbone nello Shanxi

La distribuzione delle risorse di carbone risulta essere piuttosto disomogenea: le zone settentrionali del paese, e più in particolare nord occidentali, ospitano le maggiori riserve di carbone.

Miniere e industrie di carbone nello Shanxi

Lo Shanxi è una delle zone più ricche di carbone: secondo alcuni dati relativi all’anno 2000, e riportati dallo studio “Current Issues of China’s Coal Industry: The Case of Shanxi“, di Wanjun Wei, il 28% delle riserve cinesi di carbone, proverrebbe proprio da questa regione, detenendo il primato nell’intera nazione.

La sola area mineraria nella zona di Datong ha prodotto 38 mila tonnellate di carbone nello stesso anno 2000.

Problematiche

Per il desiderio di salvaguardare l’industria del carbone, così importante anche a livello mondiale, lo Shanxi si è trovato ad affrontare seri problemi legati a questa industria.

Uno dei più evidenti effetti causati dall’industria del carbone, è quello di dell’inaridimento delle acque dei fiumi. E di quell’acqua che rimane a scorrere tra le rive, i livelli di inquinamento sono molto alti.

Inoltre, gli abitanti della provincia dello Shanxi si trovano spesso a fronteggiare problemi legati alla salute: basti pensare che il tasso di difetti congeniti nello Shanxi è di ben sei volte più alto della media nazionale.

La città di Linfen

L’articolo “Il cielo è nero sopra Linfen – città più inquinata al mondo” pubblicato nel 2009 sulla versione online del quotidiano Repubblica recita emblematicamente “non si distinguono il giorno e la notte, né l’inseguirsi delle stagioni. Tutto è sempre al buio.”

Questa è la descrizione della città di Linfen, città situata nella parte meridionale dello Shanxi, e tristemente conosciuta per gli elevatissimi livelli di inquinamento che la contraddistinguono.

A Linfen vedere il sole pallido splendere nel cielo sembra essere una rarità ed evento degno di nota.

L’aria è pesante, e la spessa coltre che galleggia fluttuando trasportata dal vento, non è costituita soltanto da polvere, ma anche da cenere e sostanze nocive.

“Fino alla metà del secolo scorso, in Cina Linfen era conosciuta come “la città della frutta e dei fiori”. Quattromila anni fa, fu la capitale del leggendario regno dello Yao, ricco di grano e di carpe che dal Fiume Giallo risalivano le acque del Fen. Oggi sulla superficie popolata da quattro milioni di persone, nella regione dello Shanxi, non c’è un albero e anche i crisantemi per le feste sono di plastica. La sua ricchezza è stata la sua rovina. Le colline attorno alla città custodiscono 260 miliardi di tonnellate di carbone.” Recita l’articolo.

A Linfen più che in ogni altro luogo, si fanno sentire gli effetti dell’industria del carbone, i cui impianti vanno spuntando a macchia d’olio. Il tasso di malformazioni dalla nascita e di cancro ai polmoni detiene qui il primato mondiale.

Le risorse idriche sono scarse e malsane, e le coltivazioni compromesse dai residui tossici del processo di lavorazione del carbone. Gli incidenti in miniera sono numerosi e tragici.

Dal 2009 la situazione odierna non sembra essere migliorata: il China Daily cita in un articolo del 2017 la convocazione dei funzionari della città di Linfen da parte delle autorità ambientali, per lo scarso potere di controllo esercitato sull’inquinamento.

I livelli di inquinamento qui supererebbero infatti spesso i 1000 microgrammi per metro cubo, quando lo standard nazionale è di 60. Nel solo 2016 la concentrazione media di diossido di zolfo è cresciuta del 29,7%.

Linfen, che è solo una delle città dello Shanxi note per l’inquinamento, è l’esempio lampante dei fallimenti in politica di contenimento dell’inquinamento. Adesso sarà necessario aspettare il 2020 per vedere se i risultati del piano quinquennale daranno finalmente un freno a queste delusioni.

Taiyuan Coal Trade Conference

Gli interessi economici del carbone, continuano comunque ad attirare investitori: alla fine dell’anno 2016 è stata inaugurata a Taiyuan, capoluogo dello Shanxi, la conferenza annuale sul commercio del carbone per discuterne le strategie di commercio, che ha richiamato molti commercianti del settore.

Numerosi accordi sono stati raggiunti durante questi meeting, confermando l’importanza del carbone, nonostante gli effetti che esso porta con sè.

Il museo del carbone

La città di Taiyuan ospita inoltre un enorme spazio adibito al Museo del Carbone. In questo luogo è possibile familiarizzare con i diversi tipi di carbone, la sua storia, i suoi utilizzi, e il processo di lavorazione.

Il museo ospita anche attività interattive come cinema 4D e tour in trenino all’interno della riproduzione di una miniera di carbone. L’esperienza è adatta ai più piccoli.

Informazioni utili

Il museo si trova in Yingze Street al numero 2, e il costo del biglietto è di 60 Yuan. Una guida cinese ti accompagnerà per tutto il percorso spiegandoti tutto ciò che c’è da sapere sul carbone. In alternativa, è possibile prendere gratuitamente un’audioguida in inglese.

Risultati raggiunti

Seppur i risultati raggiunti vadano a rilento rispetto alle aspettative, c’è comunque qualche successo che dimostra l’impegno dell’amministrazione cinese nella soluzione del problema. Stando alle premesse, il futuro della Cina ha un cielo sempre più azzurro!

Clean 200 Lst

La Clean 200 List è una lista delle 200 principali aziende mondiali ad energia “green” in diversi settori.

La Clean 200 List 2016 mette in luce l’impegno cinese verso un mondo ecosostenibile: 71 delle 200 compagnie sono infatti situate in Cina (il numero è quasi il doppio rispetto a quello americano).

Nonostante i settori dell’energia eolica e solare siano i privilegiati, anche quelli di settori emergenti come biocarburanti attirano l’attenzione degli investitori cinesi.

Il declino dell’industria del carbone?

Con le considerazioni finora esaminate, una domanda sorge spontanea: l’epoca d’oro del carbone sta per giungere al suo termine, a causa degli effetti che la contraddistinguono?

Il parere degli esperti

In un’intervista rilasciata a China Dialogue, Xu Zhaoyuan (figura di spicco all’interno del Development Research Centre del Consiglio di stato cinese) ci dà un’idea di quale potrebbe essere il futuro dell’industria del carbone.

Uno degli obiettivi cardine di questa agenzia per l’anno in corso è quello della chiusura della miniere “zombie”.

Secondo Xu Zhaoyuan non è però possibile raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni di sostanze inquinanti semplicemente attraverso una forzata rimozione della fornitura del prodotto: finchè ci sarà domanda, questo contro attacco non potrebbe funzionare.

Al contrario, una strategia che potrebbe dimostrarsi vincente è quella di continuare a provvedere alla soddisfazione dell’offerta tramite lo sviluppo della produzione di energia pulita, rimpiazzando il carbone con altre fonti di energia.

L’impegno del governo a puntare su nuove fonti di energia pulita e rinnovabile è chiaro e ben evidente. Pare quindi che la Cina stia voltando le spalle a quella che è stata una fonte di ricchezza per lunghi anni, proprio come il carbone aveva voltato le spalle a Linfen.

[Photo Credits (Creative Commons CC0): Pixabay.com]

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Info Giorgia Borza

Giorgia Borza è arrivata in Cina per la prima volta nel 2013, in seguito alla laurea in Mediazione Linguistica e culturale che le ha aperto la strada verso questo paese. Appassionata di viaggi, scrittura, cucina e giardinaggio, vive a Taiyuan dal 2015, dove cerca di sopravvivere all'intrigante follia di questo posto.

Commenti

  1. stefano dice

    26/04/2017 alle 19:29

    ciao,
    grazie per l’articolo particolarmente interessante e approfondito, in un campo difficile da affrontare per tutti ;).
    stefano leonardi

    Rispondi

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